Vite parallele. Intervista ad un giovane immigrato.

G. è un ragazzo albanese di ventinove anni, in realtà non si chiama nemmeno G. ma il suo nome è troppo difficile dice, e a tutti si presenta così.


A: Da quanto tempo sei in Italia?

G: Circa dieci anni.

A: Perché proprio l’Italia e non un altro paese europeo?

G: Perché l’Italia è più vicina, è più facile arrivare e poi un po’ la conoscevo già.

A: In che senso?

G: Bè con la televisione. In Albania si vedono dei vostri canali e tante persone imparano l’italiano così.

A: E che cosa pensavi dell’Italia prima di venirci? Guardandola dalla televisione?

G: Pensavo fosse meglio. Con più soldi.

A: E adesso?

G: Adesso io sono fortunato perché lavoro e prendo tanti soldi, ma io ho avuto fortuna, da quando sono arrivato ho avuto fortuna.

A: Perché? Come sei arrivato?

G: Con il motoscafo come tutti, però io ho avuto fortuna, sono arrivato, non tutti sono arrivati. Quando sono arrivato io il mare era calmo e già le onde erano alte, pensa se c’era brutto tempo.

A: Chi guidava il motoscafo? E quanti eravate sopra?

G: Eravamo quindici venti, non mi ricordo, e guidava un ragazzino di tredici quattordici anni, perché se lo prendono non lo possono arrestare. Mi ricordo che vicino alla costa c’erano le onde alte e lui voleva tornare perché non riusciva a tenere il gommone, ma dalla radio gli gridavano che se tornava senza scaricarci gli sparavano.

A: E poi?

G: Poi sono arrivato a Milano con un treno e lì ho avuto ancora fortuna perché dopo un giorno che giravo fuori dalla stazione ho trovato un mio cugino che era già qui in Italia. Mi ha portato a casa sua, mi ha trovato lavoro da lui, facevo il muratore e poi ho potuto fare il permesso di soggiorno.

A: Non hai avuto paura?

G: No.

A: Perché? Non credo che tutti riuscirebbero a fare quello che hai fatto?

G: Non è vero. Quando devi andare via, quando devi scappare per poter mangiare fai quello che devi fare, non guardi in faccia nessuno e non hai paura di niente, l’avrebbero fatto tutti.

A: Come sei arrivato nel Nord-Est?

G: Dopo che ero in regola un amico mi ha chiamato per lavorare da queste parti, in una ditta che pagava di più. Poi non potevo rimanere da mio cugino e gli affitti qua costano meno. La vita poi è più tranquilla.

A: Perché secondo te ci sono così tanti problemi di integrazione tra albanesi e italiani?

G: Perché c’è paura, perché tanti pensano che tutti gli albanesi vengono qui per rubare e..

A: Però alcuni lo fanno.

G: Si è vero, è per quello che dico che sono stato fortunato, vedi se devi mangiare e non trovi lavoro, cosa fai? Non sto dicendo che è giusto quello che fanno ma sto dicendo che forse se non trovavo chi mi aiutava potevo farlo anch’io per mangiare.

A: Chi è che prende i soldi dei viaggi dall’Albania a qui?

G: La Mafia albanese, che poi quando arrivi porta tanti giovani a fare cose sbagliate.

A: Adesso che sono passati più di dieci anni e che come dici tu sei stato fortunato, cosa vorresti fare?

G: Tornare a casa mia in Albania, da mia moglie.

A: Sei sposto?

G: Si, mi sono sposato prima di partire.

A: E quando vedi tua moglie?

G: Due tre volte all’anno quando torno.

A: Perché non la fai venire qui?

G: Non voglio e poi con i documenti…Poi voglio tornare io, vivere là, ma adesso devo guadagnare ancora un po’ di soldi.

A: E quando sei tornato cosa fai là con “ un po’ di soldi”?

G: Non so, intanto voglio solo tornare.
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