Il mio negozio di musica

Mi chiedo come si fa. Come si fa a non aver paura a vivere. Mi giro e sento, sento tutto, si muove il mondo in torno, oggi più di ieri e temo meno di quanto farà domani. Poi mi guardo in giro e vedo i miei mobili con dentro le mie cose, i ripiani, le mensole zeppe di cose, oggetti miei. Ogni ripiano uno una sensazione, ogni pezzo, anche insignificante, ora rappresenta quello che deve rappresentare: anche se è nulla è già qualcosa. Ogni ripiano un segreto. Devo andare avanti, devo seguire il movimento, prima di fermarmi devo sbarazzarmi di tutto o al meno di quello che sento più mio e che non voglio che chi rimane capisca, che per un momento provi a capire, sono quel che mi va di far vedere, il resto è mio, mio e basta. In fondo tutto è soltanto il mio negozio di dischi: vario, bello, brutto, lento o veloce ma pur sempre musica.
I giorni passano sempre e le cose si accumulano una sopra l’altra, una di fianco all’altra, rimangono a simboleggiare che ci sono. Le cose che compro e non uso, le cose che hanno tutti e ho anch’io, ma quelle sono diverse, hanno un’altra consistenza, sono mie.
Forse ho bisogno di conferme, di darmi una collocazione nel tempo e nello spazio, come quando compri un libro che giudichi noioso ma importante, probabilmente non lo leggerai mai, ma quando torni a casa, quando senti di aver bisogno di rinvigorire la tua immagine, l’opinione buona che in fondo hai di te, magari ci passi davanti, ti capita di vederlo, lo guardi, lo senti parte di te perché un giorno lo leggerai e non dirai solo il titolo davanti agli amici, ma lo criticherai, ne troverai le pecche, discuterai sulla lentezza dei suoi dialoghi, ma alla fine concluderai dicendo che però è un libro da leggere, e lo consiglierai con quel tono di voce e quello sguardo di chi in fondo ne sa un po’ di più della vita. Perché la vita è questa, è presunzione. Presunzione cattiva, sana o buona, ma pur sempre presunzione di avere la chiave, di avere il modo giusto di vivere, anche quando dici di non aver trovato la tua dimensione, un tuo spazio, ti piace che gli altri lo pensino. In fondo è tutto come la camera che sto guardando, perfettamente in ordine e in disordine, perfettamente riposto negli scaffali o per terra alla mercè di chi guarda.

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