Dio e (è) coscienza(?)

Il problema è la soluzione, penso questo e non posso pensare diversamente. Questo è quanto in merito alla coscienza: il pensiero che pensa se stesso.
L'unico tratto che da organismo animale c'ha fatto organismo umano, c'ha staccato dalla natura, c'ha rinchiuso in contenitori sociali globali, c'ha reso schiavi con l'illusione di essere liberi.
Ma coscienza è opportunità, è possibilità di valutare, di definire per se stessi e per l'altro, coscienza è creare una struttura all'io , una forma, un impasto malneabile di contorno al centro portante.
Coscienza è percepire le categorie bene e male, le loro sfumature, le loro contraddizioni, mutandone i canoni. E' spazio dell'anima, fa parte di quel non luogo della mente che ci porta a credere d'esser al di sopra persino delle leggi di natura, che osserviamo, studiamo e cataloghiamo nella nostra e nelle altre specie. La coscienza è la salvaguardia dell'anima è lo scatto evolutivo, è il dito opponibile del non materiale, del percepibile.
E' una strada tortuosa dove per forza di cose si arriva ad incontrare Dio, non fosse altro che per lasciarlo sul ciglio o per camminarci affianco.
Il problema è proprio nel rapporto tra la coscienza e Dio, tra entità astratte che hanno la presunzione e la necessità di determinare il concreto.
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