Un'ipotesi di senso

Solo ora capisco molte cose. Una su tutte il senso di inutilità che mi generava la vita degli altri. In fondo, sono solo “altri”. Capisco davvero la dimensione spazio e il concetto tempo. Capisco, anche quello che non so, ora lo capisco. Un senso di assoluta certezza di fronte al tutto, inteso come pieno e non più come immensità da riempire. Capisco l’importanza delle parole, soprattutto di quelle non dette. Non sono più alcune le cose che capisco ma tutte. Capisco che Dio non esiste ma è sempre esistito dentro di me, capisco che anch’io sono Dio. Capisco che non svilupperò più concetti come: dubbio, possibilità, errore, incertezza, vuoto, inadeguatezza.
Capisco l’assoluta ricchezza della povertà sensitiva in cui mi trovavo. Capisco solo ora il mondo che non ho più, e di questo “solo ora” ne capisco il perché.
Capisco, ora che sono morto, il senso del mio vivere.
 

Abbastanza

- Dammi una sigaretta.
- Non puoi fumare.
- Dammi una sigaretta per favore.
- No!
- Ho detto dammi una cazzo di sigaretta!
Pensa che gli piace persino il sapore del filtro in bocca mentre è ancora spenta.
- L’accendino. Ci stanno seguendo. Ci hanno trovati. Accendi cazzo.
Pensa che la benzina non è molta ma è abbastanza per scappare. Pensa che il fumo che entra nella bocca e scende nella gola vale la pena. Pensa alla prossima boccata che continuerà a fare tenendo le mani strette sul volante e il piede sull’acceleratore.
- Dove hai messo i soldi?
- Qui.
- Tirali fuori tutti e mettiteli addosso!
- Come? Dove?
- Muoviti, mettiteli dove cazzo ti pare ma nascondili addosso.
- Ti prego, sono vicini.
Pensa che non riesce più a trattenere la tosse, che deve togliere la sigaretta dalle labbra e stringerla tra le dita. Pensa che insieme all’aria gli stiano uscendo anche i polmoni.
- Cazzo.
- Stai sputando sangue! Ho paura.
- Tieniti, proviamo a passare di lì.
Pensa che probabilmente le persone che ha investito per tagliare la curva sono già morte oppure come lui stanno sentendo il sapore del sangue in bocca.
- Non li vedo. Tu li vedi?
- Non li vedo. Dove andiamo? Sei pieno di sangue, ti prego fermati!
Pensa che i puntini neri che inizia a vedere lo porteranno presto allo svenimento. Pensa che gli piacerebbe vivere almeno per consumare la benzina nella macchina che poco prima gli sembrava “abbastanza”.
- Adesso mi fermo e scendi!
- No! Non ci penso nemmeno.
- Ho detto che scendi!
- Ti prego, sei pieno di sangue fermati.
- Vai, scappa! Sai dove devi andare, hai soldi abbastanza per tutto quello che ti serve!
- No, ti prego. Ti amo.
Pensa che mentre la spinge fuori dalla macchina è l’ultima volta che sentirà il contatto con la sua pelle. Pensa che sono gli ultimi battiti del cuore che lo tengono in vita e vorrebbe contarli. Pensa che è meglio così piuttosto che in un letto. Pensa che potrebbe dirle ti amo. Pensa che le parole che dirà saranno le ultime, perché la vita gli è già scivolata via con il sangue che ormai, dalla bocca, si è riversato su tutto. Pensa che sono le ultime parole e vuole giocarsele bene.
- Lasciami le sigarette.
 

Volevo dirle

Volevo dirle che era da un pò che non sentivo il rumore della ghiaia sotto le scarpe, nel senso che l'ascoltavo. Volevo dirle cose belle, che la facessero ridere, che la costringessero a mostrare i denti bianchi sotto il sole, a pensare a me quando meno se lo sarebbe aspettato. Volevo tutto questo per me. Perchè non sono un santo, perchè è la ricerca del piacere personale che ci porta a far star bene gli altri. Volevo dirle che lei era una vita possibile, un sentiero che sarebbe stato bello percorrere, ma non era abbastanza, io non ero abbastanza.
Volevo dirle che le cose vanno sempre come devono andare anche quando non sono giuste, che sentivo un peso schiacciarmi il petto, come quando ho la certezza di aver fatto qualcosa di sbagliato.Volevo dirle cose intelligenti per sentirmi intelligente e che quando ascolto "Lilac wine" penso a lei e a quello che sarebbe potuto essere.
Volevo dirle un sacco di cose e non ho detto niente, ho camminato concentrandomi sulla ghiaia, sui quasi sorrisi e sulle parole per non farle del male, anzi, visto che non sono un santo, per non fare del male a me.
 
 
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