Dio e (è) coscienza(?)

Il problema è la soluzione, penso questo e non posso pensare diversamente. Questo è quanto in merito alla coscienza: il pensiero che pensa se stesso.
L'unico tratto che da organismo animale c'ha fatto organismo umano, c'ha staccato dalla natura, c'ha rinchiuso in contenitori sociali globali, c'ha reso schiavi con l'illusione di essere liberi.
Ma coscienza è opportunità, è possibilità di valutare, di definire per se stessi e per l'altro, coscienza è creare una struttura all'io , una forma, un impasto malneabile di contorno al centro portante.
Coscienza è percepire le categorie bene e male, le loro sfumature, le loro contraddizioni, mutandone i canoni. E' spazio dell'anima, fa parte di quel non luogo della mente che ci porta a credere d'esser al di sopra persino delle leggi di natura, che osserviamo, studiamo e cataloghiamo nella nostra e nelle altre specie. La coscienza è la salvaguardia dell'anima è lo scatto evolutivo, è il dito opponibile del non materiale, del percepibile.
E' una strada tortuosa dove per forza di cose si arriva ad incontrare Dio, non fosse altro che per lasciarlo sul ciglio o per camminarci affianco.
Il problema è proprio nel rapporto tra la coscienza e Dio, tra entità astratte che hanno la presunzione e la necessità di determinare il concreto.
 

Dal dentista

Intanto le sale d'attesa dei dentisti puzzano tutte di pacato terrore. Non che ne abbia frequentate molte, ma quel paio che ho visto o le trovi vuote o con due o tre persone che ti salutano appena entri con un sorriso isterico, della serie "l'unione fa la forza". Che poi la vera attesa è prima, da quando chiami e prendi l'appuntamento, anche se sai che è solo un controllo cominci ad avere paura: e se mi trova una carie? E se mi deve trapanare ovunque? Magari ho sfiga e devo togliere tutti i denti. Insomma le pensi sempre tragiche anche se non hai nessun dolore. Io almeno sono così, piuttosto di andare dal dentista preferirei andare a cena con Pasquale Laricchia e una delegazione di Amici di Maria De Filippi. No forse ho esagerato, gli Amici della De Filippi sono davvero troppo, meglio il dentista.
Comunque entro:
-Ciao Alessandro, come va? E' un pò che non ci vediamo?
-Eeee, bene, insomma, stavo meglio a casa, ma eccomi qua. Lei, tu?
Non so mai se dargli del tu o del lei, primo perchè è giovane e secondo perchè mi mette le mani in bocca, più confidenza di così non si può.
-Facciamo un controllo, la pulizia e poi sei tranquillo.
Ecco, penso, me l'ha tirata! Sono spacciato.
-Ok.
-Apri grande.
Si, lui per dire apri la bocca dice "apri grande", per chiudere "chiudi stringi". Ognuno ha le sue, io dico "prosciutto chiaro" e "prosciutto scuro", quindi non giudico di certo per questo.
Fatto sta che comincia la visita, silenzio, io lo fisso negli occhi per captare ogni possibile pensiero, ma niente, vedo solo concentrazione, poi ad un certo punto vedo il sopracciglio destro che gli si inarca come ad Ancelotti e sento che da sotto la mascherina parte un "mmm". Cazzo penso, sono fottuto.
-Vedi Alessandro, i tuoi denti sono perfetti, sanissimi.
Penso che sono strafottuto.
-Però...
Visto cazzo che avevo ragione, però cosa?
-Però c'è una carietta!
Che cos'è una carietta? Una carie sfigata perchè l'abbiamo beccata subito? Si.
-La eliminiamo in un attimo, diciamo che è allo stato embrionale.
Allo stato embrionale? Cos'è in un mese? E se è in tre? Come facciamo? Chi glielo dice alla Chiesa delle carie?
-Però vedo che hai anche la gengiva un pò irritata, quindi devo farti un trattamento disinfiammatorio, e questo ti farà, forse un pò male.
E siamo a due "però" e il secondo fa pure più male del primo.
-Capisco. E' necessario farlo? Nel senso, se curiamo la "carietta" l'infiammazione non passa da sola? Oppure non possiamo aspettare di vedere cosa succede e decidiamo poi?
Almeno un pò provo a buttar giù una difesa, per quanto sommaria ma pur sempre una reazione.
-Sei tu che decidi. Io però ti consiglio di intervenire facendo tutto, evitando possibili rischi in futuro, magari complicanze più gravi. Sarebbe un peccato, ma sta a te decidere.
Poi fa lo scorretto, prende un modello in plastica di una mandibola e inizia a dirmi che quella è la mia bocca, alla fine dopo un volo pindarico di possibilità cosmiche, improbabili, difficili, previsioni da qui a dieci anni, conclude toglienodo un paio di denti e dice che se non faccio quello che dice, tra dieci anni o forse prima potrebbe finire così.
-Ok facciamolo, basta che metti via quella roba.
Alla fine il dentista ti frega sempre, anche con le cariette. Figuriamoci con una carie vera!
Ma soprattutto dov'è finita l'infermiera con la gonna corta che c'era l'ultima volta?
 

Indovina il giorno

-Indovina il giorno.
-Quale giorno?
-Quello in cui tutto questo finirà.
-Perchè deve finire? Non ci credi?
-Finirà. Finirà proprio perchè ci credo, è l'amore. Finisce.
Tira le lenzuola sopra la bocca, tra naso e labbra, in quella linea tra baci e profumi che amo di lei, che è la sua magia su di me.
-Non piangere.
-Non sto piangendo e non piangerò. Ti conosco. Ti amo. Lo sapevo già.
-E' per questo che stiamo insieme. Nonostante tutto, nonostante i limiti dell'amore. Nonostante il niente. Ma è questo il bello.
-Il bello di cosa?
-Dell'amore.
-Perchè?
-Perchè solo l'amore vero, come il nostro, porta a niente.
 

La mosca appesa

C'era una mosca appesa. Dico c'era perchè non c'è più e mosca perchè suona meglio nel titolo rispetto a moscerino. In realtà era un moscerino. Va bè. C'era un moscerino appeso sul poggiolo della mia macchina, dalla parte del guidatore. Era li da un pò, almeno due settimane, fermo immobile, probabilmente morto, secco. O forse in letargo, sempre che i moscerini vadano in letargo. Il secondo giorno ho iniziato a rispettarlo, a pensare che l'avrei potuto spazzare via quando volevo, cacciarlo con un semplice gesto, magari abbassando completamente il finestrino facendo entrare un vortice d'aria al quale sicuramente non avrebbe retto. Ma non l'ho fatto. Ho iniziato anzi a controllare appena salito in macchina se c'era ancora. E lui era sempre lì. Immobile nel suo millimetro quadrato di mia proprietà.
Questa mattina però ero di fretta, avevo altro per la testa, non l'ho badato, poi tornando dal lavoro mi è venuto in mente, sorpresa: sparito.

 

Leon che nome cazzuto

E' cazzuto per davvero. Non tanto perchè chiamare una persona Leone sia cosa così orribile, sempre meglio di Basiglio (come cantava qualcuno), quanto perchè Leon-Leone, non c'entra proprio nulla con il personaggio di sicario a cui è riferito.
Possibile? E pure è uno dei film che preferisco, fosse solo per la scena "adoro questi brevi momenti di quiete prima della tempesta", ma la realtà è la realtà. Il Leone è si il re degli animali con tutti gli annessi e connessi, ma non caccia, lo lascia fare alle donne, lui aspetta il pranzo, se proprio muore di fame si scomoda, non prima.
Poi non si prende cura di nessuno, tanto meno dei "cuccioli abbandonati", anzi, solitamente se può se li mangia, mica si sacrifica per loro. Quindi o cazzuto sta davvero per "non centra un cazzo" o se sta per "che figata di nome per un sicario", qualcuno me lo deve spiegare.
 

Secondo coscienza

Ho pensato cose. Le ho pensate e basta. Ne ho dette altre, strano non mi capita quasi mai. Succede che dico e basta, come un flusso, poi chi se ne frega del dopo, le facce che mi guardano un pò smarrite mi fanno capire che sono stato sincero. La sincerità fa facce smarrite in torno, mezzi sorrisi e mezzi musi, mezzo tutto, perchè anche tu non sei più convinto d'aver fatto così bene a parlare in quel modo.
Che fregatura la sincerità, che fregatura la morale, con la bugia dell'essere secondo coscienza ti taglia in due, ti lascia metà appunto. Che poi l'essere secondo coscienza impone la bugia, quasi sempre, a pensarci bene.
 

Attorcigliato

E poi crollo, esausto nel letto, con tutti quei pensieri, miei, che rimangono aria e nebbia nella testa. Mi attorciglio le coperte addosso tentando di eliminare ogni possibile spiffero, ogni sacca d'aria, ogni collegamento con l'esterno, tanto per rimanere lì.
Solo con i miei pensieri.
 

La borraccia della discordia

Sono andato da Candido. Lo scrivo perchè è giusto scriverlo, vi ho rotto talmente le palle con sto Cannavò che mi sembra corretto darvene conto, anche se l'esperienza non m'ha regalato quel brivido che immaginavo, come tutte le cose che idealizzo troppo del resto.
L'ho "intervistato", le virgolette son d'obbligo, un pò perchè non credo di essere stato un bravo intervistatore e un pò perchè lui parla a ruota libera di ciò che gli pare, facendo chiaramente intendere che interromperlo non è la scelta migliore.
Ora non fate i giornalisti del cazzo pensando "io al suo posto probabilmente in un modo o nell'altro mi sarei fatto valere di più", stronzate e in fondo lo sapete e il fatto che siete Mr. Cazzo di Nessuno mette una lapide sopra le vostre velleità.
Forse ho esagerato, forse per tenervi con me vi avrei dovuto trattare meglio, in fondo mi clikkate, in fondo sono perchè avete deciso che io sia, amen, secondo me vi piacerò comunque.
Detto questo posso dirvi due cose:
-Cannavò è arzillo ma non troppo, non sto dicendo rincoglionito, ma iniziare a parlare di box, quando hai chiesto di ciclismo certo non è il massimo.
-La foto storica in cui Bartali e Coppi si passano una borraccia e non si sa chi la porga a chi è stata montata ad arte. Nel senso che la borraccia l'ha passata Bartali a Coppi e festa finita. "Ma questa è una cazzata, lo sanno tutti che è stato Bartali a passarla a Coppi, era carino e utile montare una storia sopra e mantenere il mistero", "Fanculo non lo sanno tutti, lo sai tu e chi ha montato la storia,va bè". (non avrei mai fatto questa domanda al direttorissimo se non me l'avesse suggerita Mr.Claudio T.).

Detto questo ho altro per la testa, né direttori, né quotidiani rosa.
Forse ho bisogno di un doppio, non so di che alcolico ma sicuramente doppio.
 

Tra il dire e il fare

C'è di mezzo "e il". Come canta Elio, tra quei due verbi, che dopo il verbo essere, rappresentano i verbi per eccellenza, ci sono solo altre due parole. Sembra poco? Non è poco. Sono proprio due parole in più o in meno che spesso mandano tutto all'aria, due parole sono tanto, troppo, oppure nulla. Mi vine in mente un detto che mi sa da mafia che recita "una parola è poco e due sono troppe". Mi piacerebbe avere solo le parole dire fare, scritte e pensate così, senza congiunzioni, trattini, virgole o articoli interposti. Dire fare, anzi: Dire Fare, entrambi maiuscoli. Anzi: DIRE FARE, in stampatello maiuscolo, come alle elementari quando si scrivevano così le cose importanti, oppure in memoria del fatto che abbiamo imparato tutti scrivere in quel modo, in grande, chiaro, leggibile, senza la possibilità di particolari vezzi. DIRE FARE, termini da fissare, da imparare a gestire, da mettere in pratica, da metabolizzare.
 
 
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