CHE GIOCATORE SEI?

Nella vita quando si compete per qualcosa o semplicemente si partecipa ad un gioco, a mio avviso ci sono diversi modi di porsi. Ci sono i giocatori prudenti, che prima di fare qualsiasi mossa riflettono mille volte su cosa sia meglio fare e alla fine scelgono sempre l'opzione meno rischiosa...troppo noiosi. Poi ci sono i giocatori tutto e subito, quelli che se gli metti davanti una telecamera o un pò di pubblico fanno delle cose che nemmeno loro capiscono ma che sulla distanza non vincono mai...troppo eccentrici.
E poi per finire ci sono quelli che vincono...


Mika Immonen vs. Peter F. Nielsen, 2002 Nordic Championship
Mi sa che questa notte la passerò a giocare, mi è venuta voglia di vedere qualcuno perdere...
 

E adesso cosa resta?

Ieri notte, alle 23.40 si è spento Piergiorgio Welby, assistito dal medico anestesita all'ospedale di Cremona Mario Riccio. Ha così termine la lunga e discussa vicenda di questo malato di Distrofia Muscolare Progressiva, che costretto in un letto e alla respirazione artificiale, senza nessuna prospettiva di miglioramento chiedeva di poter morire. Ieri intorno alle 23.30 il ventilatore è stato staccato, la terapia interrotta sotto sedazione e sotto la supervisione del medico componente della Consulta Bioetica Onlus. Welby ha ottenuto quel che voleva, nonostante il pronuncimento del tribunale civile ha scelto di morire per smettere di soffrire, perchè il peso della malattia era diventato troppo forte. Il medico Mario Riccio che l'ha assistito è convinto di aver agito nel pieno della legge, poichè in Italia non esistono precedenti di interventi della magistratira nel caso di interruzioni di terapie, poichè appunto l'interruzione di cure mediche rimane un diritto del malato. C'è invece chi parla del rischio di una condanna da 10 a 15 anni per l'anestesista che comunque nella conferenza stampa indetta per comunicare quanto avvenuto, ha dichiarato che si è reso disponibile ad assistere Welby poichè non ha visto ostacoli dal punto di vista legislativo.
Adesso però a chi rimane cosa resta? Restano le battaglie politiche tra i partiti, le discussioni nei salotti televisivi su qual'è il confine lecito per cui si può lottare per il proprio diritto alla vita. Va tutto bene, purchè se ne parli? Forse si, è importante che una vicenda così possa scuotere anche chi fino ad ora non si è mai interrogato su questi temi, ma è ancor più importante che si riesca a colmare in tempi brevi, una giurisprudenza che in tal proposito si è dimostrata alquanto lacunosa.
 

E se fosse giornalismo?

Prendendo la metro ad Ottaviano, come al solito, per tornare a casa, ho assistito ad una scena che mi ha fatto riflettere sulle diverse forme che il giornalismo può assumere e soprattutto se determinati eventi possano essere narrati in un giornale o in qualsiasi altro medium.
Scendendo le scale, vedo seduta a terra, appoggiata ad una colonna, una donna, probabilmente una delle tante Rom che vivono nei campi nomadi qui a Roma; vicino a lei una bimba, sua figlia credo, vestita di stracci e con il viso tutto sporco di nero che metteva ancor più in risalto due bellissimi e sorridenti occhi celesti. Mentre attendevo la metro continuavo a guardarle, quando dopo pochi istanti dalle scale è scesa un'altra donna, una signora molto elegante e curata che teneva la mano a una bambina che indossava un grazioso cappottino rosso.
Vedendo la Rom seduta in terra la donna ha subito tirato verso di se la propria bimba perdendosi però il sorriso spontaneo e sincero che le due incrociandosi si sono rivolte. Ma è successo di più, la bimba dal cappotto rosso ha fatto cadere di proposito la bambolina che teneva in mano proprio mentre la madre la trascinava tenendola dall'altra, l'ha fatta cadere a pochi passi dalla bambina dagli occhi azzuri che l'ha subito raccolta e stretta forte a se, continuando a ricambiare il sorriso della sua nuova "amica".
Quel che è succeso certamente non è un episodio di carità, i bambini non sanno fare la carità, non la vogliono fare, e non la capiscono, perchè fortunatamente sono ancora troppo piccoli per aver imparato il significato di questa parola. E' stato un episodio di amicizia, un regalo, un gesto d'amore disinteressato che difficilmete si riesce a vedere spesso.
Ma il giornalismo cosa centra con questa storia?
Forse niente e forse tutto. Sicuramente è un giornalismo diverso, un giornalismo che molti di noi, io per primo, non vogliono fare perchè sperano di raccontare, vedere e documentrare eventi più importanti, ma forse a volte, raccontare le cose belle del mondo, anche quelle più semplici, potrebbe aiutare a renderlo migliore.
 

Dove ci "porterà" la Rete?

In realtà prima di poter rispondere a questa domanda, bisogna capire dove Internet ci ha già portato. Certo di strada ne è stata fatta molta da quando nel 1963 il progetto ARPANET ha visto le sue prime teorizzazioni e i cambiamenti a livello meramente gestionale del mezzo sono stati considerevoli. Quello che in questa analisi ci interessa però capire è quali vantaggi o svantaggi, il nuovo medium ha introdotto nella società in cui viviamo.
La situazione attuale è che in tutti gli stati del mondo è ormai possibile connettersi alla Rete, però con evidenti dislivelli e lacune dal punto di vista dell’accessibilità alle masse. Se infatti per il mondo occidentale possiamo parlare di Internet come mass medium, per quanto riguarda l’area dei paesi in via di sviluppo e ancor più per quelli sottosviluppati, questa certo non può considerarsi una definizione corretta.
Possiamo quindi constatare, che se da un lato ci troviamo di fronte ad un continuo miglioramento delle tecnologie collegate al mezzo, dall’altro ci troviamo di fronte ad un sempre crescente distacco dallo stesso. Se infatti il “Nord” del mondo, viaggia a “ritmi informatici” frenetici, il resto del globo pare, a seconda delle aree, rimanere sempre più indietro e tagliato fuori da tutte quelle agevolazioni che la digitalizzazione sembra portare con sé. Il problema oltre ad essere di carattere etico, è anche e soprattutto di tipo economico. Essenzialmente perché al giorno d’oggi Internet è anche tra i canali principali per la conclusione di transazioni economiche, e inevitabilmente chi non può accedervi, paga il prezzo dell’esclusione. Inutile dire che se da un lato troviamo chi dedica la propria competenza per fare in modo che la situazione non rimanga la medesima, dall’altro troviamo chi coglie la palla al balzo e fa della difficoltà degli altri il proprio vantaggio. La Rete dunque ci ha già portato di fronte a una situazione di squilibrio tra continenti, stati, regioni, popoli e persone, senza l’apparente possibilità di dare una svolta drastica a tale tendenza, poiché se da un lato sembra in pieno svolgimento una progressiva tanto inesorabile corsa al progresso, dall’altro pare di constatare una stagnante situazione di disagio con minimi cenni di miglioramento, spesso dovuti agli sforzi di piani internazionali o associazioni umanitarie che cercano di colmare il digital divide sul campo.
L’informatizzazione e Internet quindi, da questo punto di vista rappresentano un fattore di divario sociale notevole.
Da un altro punto di vista però, c’è da notare che le persone “connesse” hanno davanti a loro un mondo di possibilità nuove e infinite. La Rete infatti ha cambiato il modo di concepire l’informazione. L’ha resa di reale dominio pubblico e soprattutto se non del tutto opinabile, quantomeno indipendentemente verificabile nei tempi di un clic, facendo del cittadino un possibile reporter o interlocutore del circuito informativo. Chi dispone di un pc è infatti pienamente consapevole della semplicità con cui può verificare una data notizia o di quanto velocemente possa comunicare una sua visione dei fatti al “resto del mondo” attraverso un weblog personale, piuttosto che un sito o un commento su un forum (sarà poi il “resto del mondo” a decidere se vale la pena di leggere la sua opinione, quanto peso darci e se eventualmente diffonderla).
Internet ci ha portato in casa la possibilità di interloquire con persone di altre nazioni, di parlarci e vederle tramite web cam, insomma di addentrarci in scambi culturali e sociali che probabilmente prima non avremmo mai fatto o li avremmo vissuti in quantità più limitata.
C’è anche chi considera questo modo di comunicare privo di “umanità”, ovvero che si stia trascinando la società in una sorta di meta società alienata da se stessa, in cui tutti possono comunicare con tutti, ma nessuno riesce più a stabilire un contatto umano non digitalmente inteso, in cui la perdita dei valori che solo il mondo “reale” può insegnare sia il destino inevitabile. Si potrebbe obbiettare che Internet è il mondo reale, poiché ne fa parte e dato che proprio da quel mondo è nato, allo scopo di metterlo ancor più in contatto. Anzi che sono determinate forme di insicurezza personale, modi di vivere o addirittura patologie, che trovano nel medium Internet una sorta di meta società in cui rifugiarsi, un’avanguardistica e “digitalizzata maschera” pirandelliana dietro proteggersi.
Comunque al di là dei seppur interessanti risvolti patologici del medium Internet, è importante notare come la sua diffusione abbia portato a chi ne fa un uso cosciente e ragionato, la possibilità di veder più tutelato, il proprio diritto all’informazione, inteso almeno come la possibilità di visualizzare in breve tempo descrizioni o opinioni contrastanti in merito ad uno stesso evento, nonché di comprovare e risalire alle fonti dirette.
Stiamo andando quindi verso un futuro i cui esatti risvolti a livello tecnologico non sono prevedibili, e nascondono dei lati bui (basti pensare al problema degli hacker in Rete o alla possibilità di essere costantemente monitorati durante l’utilizzo del pc), ma certamente se ci si impegnerà a portare Internet realmente in ogni contesto sociale, e a fornire a tutti gli strumenti per poter accedervi, ne guadagnerà ulteriormente la libertà di parola, pensiero e informazione, e magari si arriverà (anche se ora è utopico pensarlo) ad un concreto, perché effettivamente possibile, dialogo globale, in cui tutti possono essere gli interlocutori di tutti.
 

HO FATTO TARDI

Ora ho anch'io il mio blog, purtroppo l'ho aperto da pochi giorni perchè mi sono laureato a Trieste solo poco tempo fa.
Volevo ringraziare le ragazze del gruppo sull'inchiesta dei falsi per avermi accolto tra loro e permesso di collaborare.
Posto qui del materiale che ho trovato su YouTube che mi sembra interessante in attesa di concordare l'intervista con una persona che della vendita di falsi ha fatto quasi una professione...
Il video è di Riccardo Staglianò, redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista online di cultura "Caffè Europa". Già corrispondente da New York per il mensile "Reset", insegna Teoria e tecnica dei nuovi media alla Terza università di Roma.
Non è completamente attinente con l'inchiesta che vogliamo portare avanti ma penso offra degli spunti molto interessanti.
 
 
Support : Creating Website | Johny Template | Mas Template
Copyright © 2011. hofattotardi - All Rights Reserved
Template Created by Creating Website Published by Mas Template
Proudly powered by Blogger