Sono passati sette anni. Erano le tre del pomeriggio, squilla il telefono.
-Ale accendi la tv.
-Cosa c'è papà? Dai sto per uscire.
-Accendi la tv.
Rai 1, Rai 2, Rai 3 niente. Rete 4: Fede più agitato del solito è davanti al video wall che ritrae un grattacielo in fiamme.
"Queste sono le prime immagini che ci giungono grazie alla Cnn, non sappiamo ancora bene cosa sia accaduto, ma dalle prime ricostruzioni un aereo dell' American Airlines si è schiantato su una delle due torri del World Trade Center".
E' un disastro penso, continuo a guardare seduto vicino alla tv. Guardo in diretta quello che di solito vedo in differita in qualche trasmissione. Sento l'adrenalina, come quando ho visto filmati di uragani e dighe in frantumi. Passano pochi minuti. Vedo con i miei occhi un altro aereo che si infila sulla torre accanto. Cazzo penso, è un attacco.
"Incredibile, non ci sono parole per quello a cui stiamo assistendo, è chiaro però che l'ipotesi che si tratti di due fatalità sono minime se non nulle: gli Stati Uniti d'America, sono sotto attacco, sono in guerra".
Arrivano le prime conferme, ci sono altri aerei dirottati in volo, uno si sta dirigendo verso Washington. Un aereo si infila nella facciata del Pentagono.
"L'America è sotto attacco terroristico, il presidente Bush è sull'Air Force One scortato dagli F-16 per essere portato in una località segreta".
Oltre a pensare "cazzo!" aggiungo anche "merda!". L'eccitazione data dall'adrenalina lascia lo spazio alla paura, al panico. E' la prima volta nella mia vita.
Cade un altro aereo in un campo, si dice sia stato abbattuto dalle forze della Difesa.
Guardo e basta, svuotato, impaurito, pronto a scappare da qualcosa. Mi convinco che siamo in guerra, che da ora in avanti sarà un crescere di allarmi e attacchi. Dicono che il mondo occidentale è in allerta, tutte le forze dell'ordine sono in allarme rosso. Penso ci siamo. Vivrò una guerra. Attaccheranno anche noi, abito a pochi chilometri dalla base USA di Aviano, la bombarderanno anche se non ho ben chiaro il perchè.
Aspetto impotente davanti alla tv. Capisco il significato di "telespettatore". Ascolto nei minuti e nelle ore successive parole che prima mi avevano sfiorato, alcune mai sentite, che da quel momento non mi abbandoneranno più, che sentirò ripetere in continuazione: terrorismo, Bin Laden, World Trade Center, armi di distruzione di massa, Talebani, guerra santa, Al Quaeda.
Penso che forse morirò, insieme alla mia famiglia, spazzato via da una bomba, per una guerra non mia e senza nemmeno sparare un colpo, senza potermi difendere, sento salire la rabbia, penso al mia cane, forse lui si salva. Passano le ore. Si prova a ricostruire cosa è successo, cosa non ha funzionato, si cercano colpevoli, arrivano altre immagini, si iniziano a stimare i morti: saranno molti di più.