Tutti nudi è meglio

Tutti nudi è meglio, quando? Sempre, si indubbiamente sempre. Almeno si combatte alla pari, insomma alla fine puoi piacere o non piacere ma almeno hai l' onestà di presentarti così come sei. Però, come da foto, trovi sempre quelli con la maglietta, magari senza pantaloni e mutande però con la magliettina, che sai qualcosa protegge sempre, non molto ma dovesse cambiare il vento possono dire: "si però alla fine io non ero completamente nudo" oppure "ma come non hai visto? Erano tutti nudi ma io no, scherzi? Non ho nulla in comune con quelli". Pensa un pò, alla fine di questa gente ne è pieno il mondo, pensa un pò che tu che leggi probabilmente saresti uno di loro e pensa un pò che chi scrive probabilmente potrebbe essere il capo di quelli con la "magliettina", anzi chi ti scrive molto spesso indossa quella della salute, che non si vede, è antiestetica, ma sai è proprio quella che ti salva dai colpi d' aria. Di la verità anche tu la porti eh? Dai ammettilo, ti farà sentire meglio, diciamolo insieme, si la porto! Rimaniamo stronzi uguale a prima però con che leggerezza!
 

Solo per i veri credenti...

Si sto parlando con te! Proprio con te che nemmeno nel momento ludico riesci a staccarti dalla fede, con te che sei stanco delle solite parolacce e bestemmie dei campi di calcio, con te che vorresti combattere il male anche quando ti diverti, ebbene smetti di cercare, smetti di tormentarti, il tuo momento è arrivato. Combatti il male con i tuoi paladini, e se proprio vuoi esagerare mettili alla prova tra loro, gioca a

Bible Fight


Si ringrazia per la segnalazione il genio del male Mr. Claudio T.


 

Piccolo spazio pubblicità...

No non è la "Coca Cola" (che poi va bè neanche li era quella..) come nella canzone di Vasco. Qui la pubblicità la faccio io a una rivista. Si tratta del mensile "Prima comunicazione" che trovate in edicola, è una rivista per gli addetti ai lavori, anzi è "La" rivista ( anche se il mio modesto parere vale poco). Ve la consiglio sempre ma in particolare questo mese, compratela soprattutto per "Il grande libro della stampa italiana 2007" che troverete in allegato, vi aiuterà a capire come si sono spostati, rafforzati, mutati gli equilibri, di quanto la stampa morente sia invece viva e aperta a nuove soluzioni. Lo consiglio in particolare a tutti gli amici della Combriccola perchè oltre ad essere " i miei quattro lettori" ( oggi va così, di citazioni), so che è un argomento che potrebbe essere per i più interessante ed utile dato i movimenti di denaro e potere che sono alla base della grande giostra mediatica, di cui la bistrattata stampa rimane uno dei motori principali.
La rivista anche se in edicola da qualche giorno sicuramente la troverete ancora, perchè costa 8 euro, e qui ho dimezzato la Combriccola, però acquistatela non ve ne pentirete, l'havana cola sacrificato ve lo offro io appena vi vedo...naturalmente solo se mi fate vedere lo scontrino.
 

Francesco e la Sambuca

Quando non si gioca a biliardo al Giada Club di Pordenone qualcosa da fare si trova sempre....


 

Road to Atene

 

Cosa resta del Family day?

Passando in piazza S. Giovanni in Laterano dopo la manifestazione " Family day"....


Bella la famiglia...ma quanto sporca...
 

Malasanità, spente le luci si passaggia ancora.


Spente le luci dei riflettori di Striscia La Notizia, sul malcostume di molti medici ed infermieri che abitualmente passeggiavano all'esterno della struttura ospedaliera calzando gli "zoccoli da lavoro", ecco che ci risiamo. Passeggiando nei pressi dell'ospedale S. Giovanni in Laterano, a Roma, vedo che in uno dei bar limitrofi banchettano sereni medici, infermieri, portantini e chi più ne ha più ne metta, in un via vai di persone. C'è chi mangia il panino, chi fuma la sigaretta, chi si beve il caffè, indossando naturalmente il camice bianco e gli zoccoli. Mi fermo a guardare, purtroppo non ho con me la videocamera. Vedo alcuni che si spostano per andare in un'altra zona dell'ospedale, ed effettivamente nulla in questo caso possono, perchè se è vero che germi e batteri sono in agguato, è anche vero che cambiarsi per recarsi in un reparto non limitrofo significherebbe stare tutto il giorno in uno spogliatoio anzichè in corsia. Certo però non si capisce come sia possibile, dopo le denunce fatte, dopo i numerosi richiami istituzionale, trovare così tanti professionisti, la cui serietà non è mai stata in discussione, continuare a non rispettare quelle che sono le basilari norme igieniche. Quel che è certo però e che se per problemi di infrastrutture non si possono evitare i passaggi all'esterno, certamente si possono evitare gli spuntini al bar con la divisa ospedaliera.
A breve il video che documenta quanto detto.
 

Il mio negozio di musica

Mi chiedo come si fa. Come si fa a non aver paura a vivere. Mi giro e sento, sento tutto, si muove il mondo in torno, oggi più di ieri e temo meno di quanto farà domani. Poi mi guardo in giro e vedo i miei mobili con dentro le mie cose, i ripiani, le mensole zeppe di cose, oggetti miei. Ogni ripiano uno una sensazione, ogni pezzo, anche insignificante, ora rappresenta quello che deve rappresentare: anche se è nulla è già qualcosa. Ogni ripiano un segreto. Devo andare avanti, devo seguire il movimento, prima di fermarmi devo sbarazzarmi di tutto o al meno di quello che sento più mio e che non voglio che chi rimane capisca, che per un momento provi a capire, sono quel che mi va di far vedere, il resto è mio, mio e basta. In fondo tutto è soltanto il mio negozio di dischi: vario, bello, brutto, lento o veloce ma pur sempre musica.
I giorni passano sempre e le cose si accumulano una sopra l’altra, una di fianco all’altra, rimangono a simboleggiare che ci sono. Le cose che compro e non uso, le cose che hanno tutti e ho anch’io, ma quelle sono diverse, hanno un’altra consistenza, sono mie.
Forse ho bisogno di conferme, di darmi una collocazione nel tempo e nello spazio, come quando compri un libro che giudichi noioso ma importante, probabilmente non lo leggerai mai, ma quando torni a casa, quando senti di aver bisogno di rinvigorire la tua immagine, l’opinione buona che in fondo hai di te, magari ci passi davanti, ti capita di vederlo, lo guardi, lo senti parte di te perché un giorno lo leggerai e non dirai solo il titolo davanti agli amici, ma lo criticherai, ne troverai le pecche, discuterai sulla lentezza dei suoi dialoghi, ma alla fine concluderai dicendo che però è un libro da leggere, e lo consiglierai con quel tono di voce e quello sguardo di chi in fondo ne sa un po’ di più della vita. Perché la vita è questa, è presunzione. Presunzione cattiva, sana o buona, ma pur sempre presunzione di avere la chiave, di avere il modo giusto di vivere, anche quando dici di non aver trovato la tua dimensione, un tuo spazio, ti piace che gli altri lo pensino. In fondo è tutto come la camera che sto guardando, perfettamente in ordine e in disordine, perfettamente riposto negli scaffali o per terra alla mercè di chi guarda.

 

Ale e il Sudoku

Ale finisce il suo primo sudoku... La gioia è enorme, del resto sono soddisfazioni!!!
Grande Ale

 

Vite parallele. Intervista ad un giovane immigrato.

G. è un ragazzo albanese di ventinove anni, in realtà non si chiama nemmeno G. ma il suo nome è troppo difficile dice, e a tutti si presenta così.


A: Da quanto tempo sei in Italia?

G: Circa dieci anni.

A: Perché proprio l’Italia e non un altro paese europeo?

G: Perché l’Italia è più vicina, è più facile arrivare e poi un po’ la conoscevo già.

A: In che senso?

G: Bè con la televisione. In Albania si vedono dei vostri canali e tante persone imparano l’italiano così.

A: E che cosa pensavi dell’Italia prima di venirci? Guardandola dalla televisione?

G: Pensavo fosse meglio. Con più soldi.

A: E adesso?

G: Adesso io sono fortunato perché lavoro e prendo tanti soldi, ma io ho avuto fortuna, da quando sono arrivato ho avuto fortuna.

A: Perché? Come sei arrivato?

G: Con il motoscafo come tutti, però io ho avuto fortuna, sono arrivato, non tutti sono arrivati. Quando sono arrivato io il mare era calmo e già le onde erano alte, pensa se c’era brutto tempo.

A: Chi guidava il motoscafo? E quanti eravate sopra?

G: Eravamo quindici venti, non mi ricordo, e guidava un ragazzino di tredici quattordici anni, perché se lo prendono non lo possono arrestare. Mi ricordo che vicino alla costa c’erano le onde alte e lui voleva tornare perché non riusciva a tenere il gommone, ma dalla radio gli gridavano che se tornava senza scaricarci gli sparavano.

A: E poi?

G: Poi sono arrivato a Milano con un treno e lì ho avuto ancora fortuna perché dopo un giorno che giravo fuori dalla stazione ho trovato un mio cugino che era già qui in Italia. Mi ha portato a casa sua, mi ha trovato lavoro da lui, facevo il muratore e poi ho potuto fare il permesso di soggiorno.

A: Non hai avuto paura?

G: No.

A: Perché? Non credo che tutti riuscirebbero a fare quello che hai fatto?

G: Non è vero. Quando devi andare via, quando devi scappare per poter mangiare fai quello che devi fare, non guardi in faccia nessuno e non hai paura di niente, l’avrebbero fatto tutti.

A: Come sei arrivato nel Nord-Est?

G: Dopo che ero in regola un amico mi ha chiamato per lavorare da queste parti, in una ditta che pagava di più. Poi non potevo rimanere da mio cugino e gli affitti qua costano meno. La vita poi è più tranquilla.

A: Perché secondo te ci sono così tanti problemi di integrazione tra albanesi e italiani?

G: Perché c’è paura, perché tanti pensano che tutti gli albanesi vengono qui per rubare e..

A: Però alcuni lo fanno.

G: Si è vero, è per quello che dico che sono stato fortunato, vedi se devi mangiare e non trovi lavoro, cosa fai? Non sto dicendo che è giusto quello che fanno ma sto dicendo che forse se non trovavo chi mi aiutava potevo farlo anch’io per mangiare.

A: Chi è che prende i soldi dei viaggi dall’Albania a qui?

G: La Mafia albanese, che poi quando arrivi porta tanti giovani a fare cose sbagliate.

A: Adesso che sono passati più di dieci anni e che come dici tu sei stato fortunato, cosa vorresti fare?

G: Tornare a casa mia in Albania, da mia moglie.

A: Sei sposto?

G: Si, mi sono sposato prima di partire.

A: E quando vedi tua moglie?

G: Due tre volte all’anno quando torno.

A: Perché non la fai venire qui?

G: Non voglio e poi con i documenti…Poi voglio tornare io, vivere là, ma adesso devo guadagnare ancora un po’ di soldi.

A: E quando sei tornato cosa fai là con “ un po’ di soldi”?

G: Non so, intanto voglio solo tornare.
 

Inchiesta sui falsi

Posto, anzi riposto il video dell'inchiesta sui falsi qui più in alto, in previsione di fare l'esame a breve.


 

Veri Fenomeni

Posto un incredibile video mandatomi da un mio amico che ha lavorato ai Giochi Asiatici 2006 in Qatar. Forse dovremmo aprire le porte a questo nuovo sport e vedere come si saprebbero cimentare i nostri blasonati fuoriclasse...

 
 
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